impianto dentale

Nel corso degli anni è aumentato in maniera esponenziale l’utilizzo dell’impianto dentale e di pari passo si sono affinate le tecniche per l’inserimento. Ma sono ancora tante le domande sull’argomento:

Impianto dentale: com’è fatto?

L’impianto dentali è un dispositivo medico chirurgico utilizzato per sostituire denti mancanti o persi con l’obiettivo di ristabilire la corretta funzione e/o estetica. Gli impianti sono realizzati in materiale altamente resistente e biocompatibile quale il titanio in forma pura (CP4). Tanto la morfologia, quanto il trattamento della superficie implantare ne influenzano la stabilità nelle fasi iniziali della guarigione così come la qualità e la quantità dell’osso che resterà in contatto con l’impianto (Osteointegrazione).

Generalmente un impianto dentale ha forma cilindrica o conica, rappresenta il sostituto della radice del dente ed è caratterizzato dalla presenza di spire lungo quasi tutta la sua superficie, cioè la parte che entra in contatto con l’osso (parte endossea) e di una porzione più piccola generalmente liscia che va in contatto con la gengiva (parte transmucosa).

Al suo interno l’impianto ha una filettatura alla quale possono essere avvitate tutte le componenti transmucose e rimovibili, come la vite tappo, la vite di guarigione, il transfert, il moncone provvisorio, ed il moncone definitivo. Ognuna di queste componenti svolge una funzione specifica durante le fasi dell’inserimento.

Impianto dentale

Impianto dentale

Esistono controindicazioni all’inserimento dell’impianto dentale?

Esistono situazioni cliniche che potrebbero mettere a rischio la salute generale. In presenza di queste condizioni non può essere effettuata una chirurgia implantare senza un giudizioso monitoraggio da parte del medico. È controindicato inserire un impianto dentale in situazioni di:

  • recente infarto del miocardio o gravi patologie cardiovascolari;
  • recente chirurgia di protesi valvolare cardiaca;
  • immunosoppressione;
  • trattamento antitumorale attivo;
  • uso di bifosfonati intravenosi;
  • abuso di droghe/alcol;
  • malattie psichiatriche.

Esistono invece controindicazioni cosiddette “relative” alla terapia implantare, cioè quelle che potrebbero determinare complicazioni locali e successiva perdita dell’impianto.:

  • adolescenza, età giovanile del paziente;
  • osteoporosi;
  • fumo di sigarette;
  • diabete;
  • HIV;
  • malattie cardiovascolari.

Prima di inserire un impianto dentale, quali sono le valutazioni preoperatorie?

Uno degli aspetti fondamentali per la pianificazione del caso è l’identificazione delle motivazioni per cui si decide di sottoporsi ad una terapia implantare. Ciò è valutabile già durante in prima visita e permette di capire quali sono le aspettative del paziente e se il dentista sia in grado di soddisfarle.

La storia medica e la valutazione dei rischi è necessaria per tutti i pazienti odontoiatrici e, in special modo, per quei pazienti candidati a ricevere procedure chirurgiche.

La storia dentale permette di individuare qual è la compliance del paziente, cioè l’attenzione verso la salute dentale, di conoscere la sua accuratezza nell’igiene orale domiciliare e la costanza nei confronti delle visite di controllo. È inoltre fondamentale capire se vi sia stata storia di Parodontite.

Prima di inserire un impianto dentale, quali sono le valutazioni cliniche intraorali?

Dopo aver ultimato l’anamnesi medica e odontoiatrica, si può procedere con la valutazione clinica della bocca. L’esame orale permette al clinico di conoscere lo stato di salute dei denti rimanenti, dei tessuti molli e dei tessuti duri. L’esame orale focalizzato alla terapia implantare dovrebbe mirare alla valutazione dell’integrità strutturale dei denti esistenti, della salute parodontale, dell’occlusione, della relazione tra mandibola e mascella, dello spazio esistente tra le due arcate e dell’igiene orale. Inoltre, è necessaria la valutazione dei tessuti molli (gengiva) e duri (osso) della zona destinata a ricevere l’impianto o gli impianti dentali.

A cosa servono i modelli in gesso e le fotografie e lo scanner intraorale?

L’uso di modelli in gesso ed il loro montaggio negli articolatori che riproducono la relazione tra mandibola e mascella sono molto utili per la pianificazione del caso. In tal modo risulta più semplice valutare le relazioni occlusali, gli spazi da riabilitare e la forma dei denti.

Le fotografie cliniche aiutano a comunicare con l’odontotecnico e a pianificare l’esecuzione della protesi. Inoltre sono una valida rappresentazione della situazione clinica iniziale della bocca del paziente utile anche per una comparazione con lo stato finale. Le fotografie d’altro canto permettono una migliore comunicazione con il paziente.

È possibile oggi acquisire impronte cosiddette digitali attraverso uno scanner intraorale collegato ad un computer. La scansione è più semplice e veloce per interagire con i laboratori odontotecnici, per la condivisione delle immagini e per la programmazione corretta del manufatto.

Sono necessarie radiografie prima dell’inserimento dell’impianto?

A seconda della necessità e seguendo il principio ALARA (as low as reasonable achievable) (radiografia utile a minor dosaggio possibile) possono rendersi necessarie le seguenti indagini:

  • lastrina intraorale (radiografia periapicale);
  • radiografia extraorale panoramica (ortopantomografia);
  • tomografia computerizzata (CT o TAC) o Cone-beam (CBCT).

La scelta della tecnica radiografica deve essere basata sulla presenza o meno della necessità di evitare di incorrere nel rischio di danneggiare strutture anatomiche nobili quali il nervo mandibolare, il seno mascellare, la cavità nasale. La necessità di effettuare radiografie che espongano i pazienti a maggiori radiazioni deve essere ponderata sulla valutazione del rapporto costo-beneficio. È possibile attraverso l’integrazione delle indagini tridimensionali e software dedicati sviluppare una precisa programmazione del corretto posizionamento degli impianti nel distretto osseo voluto.

Casi complessi richiedono interventi complessi?

Maggiore è la complessità della terapia implantare, maggiore è il lavoro di preparazione alla chirurgia e maggiore è il numero di persone del team coinvolte.

Se è prevista la collocazione di un impianto dentale immediato post estrattivo, posizionato subito dopo l’estrazione di un dente, i tempi dell’intervento potrebbero essere maggiori a causa dell’estrazione o per la frequente necessità di eseguire un innesto di osso e/o di tessuto connettivo. Se inoltre è previsto il carico immediato i tempi si allungano ulteriormente per la rilevazione dell’impronta: in questi casi anche il laboratorio e il protesista devono essere coinvolti ed allertati.

Nel caso in cui il carico immediato sia previsto nelle 24 o 48 ore successive è necessario avere a disposizione immediata tutto il materiale utile per ultimare l’operazione. I materiali necessari sono il moncone provvisorio, il materiale da impronta o lo scanner intraorale, il dispositivo di trasferimento della posizione dell’impianto (transfert o scanbody), l’analogo dell’impianto (che nel modello in gesso identifica l’esatta posizione dell’impianto).

Quali sono i passaggi per l’inserimento dell’impianto?

Il procedimento chirurgico che serve alla collocazione di impianti dentali inizia con la preparazione del campo operatorio. Questo deve essere preparato in modo tale da garantire la sterilità degli strumenti, dei materiali da utilizzare, del paziente e di tutti gli operatori coinvolti. È importante che il paziente venga messo a suo agio prima di procedere all’operazione.

Dopo aver effettuato l’anestesia locale, il chirurgo prepara il sito implantare incidendo la gengiva con il bisturi fino al periostio, la membrana che ricopre il tessuto osseo (lembo mucoperiosteo). La gengiva viene sollevata a spessore totale esponendo così l’osso nella zona di interesse.

La preparazione del letto implantare si effettua con punte sterili, irrigate con soluzione fisiologica sterile. Queste punte sono chiamate frese e sono utilizzate in maniera sequenziale, cioè da quella di diametro inferiore a quelle di diametro superiore, a seconda della densità ossea del paziente. In questo modo si ottiene una preparazione netta e precisa.

A seconda della morfologia dell’impianto e delle sue dimensioni, scelte in base alla disponibilità ossea ed in base al tipo di riabilitazione protesica, si utilizzano frese del diametro e della profondità adeguata.

Si tende infatti a sottopreparare il sito implantare nel caso di osso poco denso, oppure nel caso di osso particolarmente compatto si utilizza un maschiatore con irrigazione, una guida elicoidale che serve a  creare una filettatura identica a quella delle spire sull’impianto riducendo così la forza necessaria per il suo inserimento.

Nel momento della preparazione del letto implantare si decide l’inclinazione dell’impianto nelle tre coordinate dello spazio. Durante questa fase infatti il chirurgo utilizza dei pin di posizione per valutare la corretta preparazione verificando, per ogni fresa utilizzata, le inclinazioni e la profondità raggiunta tenendo conto della futura posizione della corona dentale.

Nel caso in cui sia richiesta una millimetrica precisione nel posizionamento implantare e a seconda dell’esperienza clinica del chirurgo a volte è utile utilizzare una guida per l’inserimento dell’impianto dentale, cioè una dima chirurgica ricavata dalla progettazione della corona definitiva sul modello in gesso (ceratura diagnostica) o dalla simulazione su supporto digitale della chirurgia implantare (implantologia computer guidata).

A termine della chirurgia se è stato aperto un lembo, il chirurgo chiude la ferita con dei punti di sutura.