prevenire la perimplantite

La perimplantite è una complicanza biologica degli impianti dentali. Colpisce il 10% degli impianti e il 20% dei pazienti dopo 5-10 anni dal carico protesico.

Sostituire uno o più denti con impianti, prevede un alto livello di mantenimento dell’igiene del cavo orale e dei manufatti protesici. Come? Mediante le manovre domiciliari con spazzolino tradizionale, elettrico o monociuffo e scovolino interdentale e sedute periodiche di igiene professionale. Grazie ai controlli periodici si può infatti valutare lo stato di salute protesico e implantare, ma anche l’efficacia della rimozione di placca batterica e tartaro da parte del paziente.

In che modo prevenire la perimplantite?

Prevenire lo sviluppo di perimplantite è possibile. Per farlo, si raccomandano:

  • un buon controllo igienico;
  • uno stile di vita sano;
  • la riduzione al di sotto della soglia di 5 sigarette al giorno;
  • un controllo periodico dal dentista;
  • un protocollo di richiami d’igiene orale professionale individualmente formulato.

Come mantenere gli impianti nel lungo termine?

Al fine di garantire la stabilità e il successo della protesi implantare nel lungo termine, il dentista o l’igienista dentale effettuano una seduta di igiene orale professionale (molto simile a quella periodica dentaria) ed è chiamata “terapia implantare di supporto”. Gli strumenti sono molto delicati, proprio per evitare di graffiare il titanio degli impianti, e vengono usati in associazione alla profilassi, con materiali spazzolini o coppette che rimuovono il biofilm batterico. Negli ultimi anni si utilizzano polveri a bassissima granulometria a base di glicina ed eritritolo. Durante il richiamo professionale, l’igienista dentale:

  • valuta il livello d’infiammazione gengivale peri-implantare, la profondità di sondaggio (paragonandola a quella della seduta precedente o a quella di riferimento rilevata al termine delle cure impianto-protesiche);
  • controlla se vi è sanguinamento al sondaggio o presenza di pus;
  • effettua un controllo radiografico per valutare il livello dell’osso intorno all’impianto qualora uno o più di questi parametri fossero alterati.

Qual è la situazione clinica attorno agli impianti?

La mucosite è un processo infiammatorio reversibile che coinvolge i soli tessuti molli (gengiva) che circondano l’impianto. Clinicamente è caratterizzata da rossore, gonfiore ma soprattutto sanguinamento al sondaggio. Se intercettata e trattata in tempo è completamente reversibile perchè localizzata ai soli tessuti mucosi superficiali intorno all’impianto. Se non trattata, invece, la mucosite evolve in perimplantite.

Qual è la differenza tra mucosite e perimplantite?

La perimplantite ha tutte le caratteristiche sopra elencate della mucosite, ma si associa anche a retrazione gengivale, perdita di supporto osseo, suppurazione conclamata e, in fase terminale, a mobilità protesica.

A 5 anni dal carico implantare, si calcola che vi sia una differenza d’incidenza della perimplantite del 18% nei pazienti sotto controllo, contro il 46% nei pazienti che o non spazzolano bene oppure non si presentano periodicamente alle sedute di terapia di supporto. La perimplantite non è una patologia reversibile e quasi sempre necessita di terapie spesso chirurgiche. È quindi fondamentale:

  • controllare gli impianti periodicamente, almeno 2/3 volte all’anno, specialmente se il paziente ha avuto una storia di parodontite;
  • intervenire il prima possibile in caso di mucosite evitando che la patologia superficiale non trattata porti, alla lunga, alla perdita degli impianti.

Si può evitare il passaggio da mucosite a perimplantite?

  • La mucosite intorno agli impianti è caratterizzata da un’infiammazione dei tessuti di supporto perimplantari superficiali. È una conseguenza dell’accumulo di biofilm batterico sulle superfici implantari e/o protesiche.
  • La mucosite peri-implantare è una condizione reversibile al pari della gengivite: quando viene ripristinato un buon controllo della placca batterica intorno all’impianto o ai denti, i tessuti sono in grado di tornare allo stato di salute rappresentato dall’assenza di sanguinamento al sondaggio. Il suo fattore scatenante è la presenza di specie batteriche patogene, ma anche altri fattori di rischio giocano un ruolo di rilievo: la storia della parodontite, il disegno protesico, la posizione dell’impianto, l’aderenza alle cure e ai controlli.

L’attenzione a tutti i fattori di rischio, la loro correzione, unitamente alla scrupolosa attenzione alle manovre di igiene orale domiciliare, nonché la precisione nella tempistica e nella modalità di esecuzione della terapia di supporto implantare, sono tutte condizioni che permettono di evitare che la mucosite diventi perimplantite: patologia più grave e difficilmente curabile.

Il corretto posizionamento implantare può prevenire la perimplantite?

Se l’impianto ha una posizione tridimensionale non corretta all’interno della busta ossea e mucosa, oltre ad esitare in un’estetica spesso insoddisfacente, può anche creare una biologia alterata, in grado di aumentare la probabilità che si sviluppino mucositi e perimplantiti. In alcune condizioni le alterazioni dei tessuti molli possono essere corrette chirurgicamente. In situazioni più complesse, oltre al connettivo gengivale carente, può essere necessario procedere a una rigenerazione ossea tramite un innesto di osso autologo od eterologo, stabilizzati e coperti da membrane riassorbibili.

Prevenire la perimplantite: conclusioni

È fondamentale poter garantire la stabilità e il successo dell’impianto nel lungo termine. Vari fattori possono aiutare il mantenimento sul lungo termine e quindi una prognosi ottimale degli impianti:

  • Motivazione del paziente a corrette norme di igiene-orale domiciliare;
  • Adeguata qualità e quantità dei tessuti molli perimplantari;
  • Corretto disegno del manufatto protesico;
  • Riduzione del fumo e motivazione del paziente alla cessazione del vizio;
  • Rimozione periodica della struttura protesica e correzione della sua morfologia se non idonea;
  • Terapia non-chirurgica meccanica periodica (TIS) per ridurre la carica batterica;
  • Uso di antisettici locali (clorexidina);
  • Precoce intercettazione della mucosite e della sua terapia.

 

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